Bivona - Nella Chiesa
dell'Annunziata o del Carmine, è avvenuta una scoperta di grande importanza sia
sul livello storico che su quello artistico. Un ragazzo di Bivona, Vincenzo
Guida, si trovava in chiesa e nella cantoria la sua attenzione fu attirata da
un rotolo che all’apparenza sembrava uno dei tanti lenzuoli antichi presenti
nella stanza, srotolandolo però l’occhio cadde subito sulla firma presente alla
sua estremità: si tratta della firma dell'artista "Mastro Venetiano
Sergenti".
Il 28 Dicembre 2013 la tela viene finalmente
presentata alla comunità bivonese. All’evento hanno partecipato esperti d’arte
come Alfonso Leto, professore presso la scuola media di Bivona; Giuseppe Traina,
restauratore; Carmelo Di Lio che ha scritto e presentato in questa occasione il
libro “Bivona terra di origine e crocevia di illustri maestranze”; Ovviamente
non poteva mancare il Parroco della Chiesa Madre, Don Alessando Di Fede Santangelo
e l’Ass. alle attività culturali la Dott. Carmela Grano.
L’esposizione della tela ha coinvolto tutto il paese e non solo:
molta gente è venuta anche da fuori per ammirare la meravigliosa opera del Sergenti.
Mastro Venetiano Sergenti acquistò casa a Bivona, nel quartiere di
S. Agata, di fronte al monastero di San Paolo. Il pittore e scultore nativo di
Rocca de Aspro (ora comune di Roccadespide in prov di Salerno) aveva sposato la
bivonese Crescenzia Cinquemani, che gli premorì dopo avergli dato due figli:
Guglielmo nato nel 1568 e Alessandra nata nel 1570.
Nel 1572 scolpì una statua di Santa Rosalia per la confraternita
omonima di Bivona, ma quella statua si rovinò dopo soli due anni dalla consegna
e la confraternita pagò al Sergenti solo 7 onze delle 11,7 previste. Questi si
impegnò quindi a restaurare la statua entro breve tempo, dando una cauzione
anche a nome della moglie Crescenzia.
Oltre a questa statua Mastro Venetiano Sergenti dipinse per una
chiesa di Bivona, una tela di grandi dimensioni che raffigura la Crocifissione
di Gesù in mezzo ai ladroni e con ai piedi la Veronica. Questa è l’unica opera
conosciuta dell’artista che ha dato spunto allo storico dell’arte Antonio Cuccia per delineare l’ambiente
artistico formativo del Sergenti.
Secondo il Cuccia, Veneziano Sergenti manifesta il suo tributo ai
modelli dell’arte incisoria fiorentina della seconda metà del Quattrocento e
sviluppa nel dipinto elementi della maniera di ispirazione michelangiolesca
elaborati in ambiente romano.
Il Sergenti nell’ottobre del 1573 si trasferì a Palermo, prendendo
in subaffitto per un anno una bottega << in strata Cassari >>. Prima notizia documentata della sua
produzione artistica nella capitale dell’Isola è del 14 novembre 1575, quando
Veneziano Sergenti, ricevette dal notaio Lazaro Peluso onze 2 e tari 12 in
contanti, a nome del magnifico Francesco Maringo per un quadro in olio di San
Sebastiano. Il 24 marzo 1580 ritroviamo il suo nome in un elenco comprendente i
“maestri pingituri… quali hanu sirvitu
per pingiri allo santissimo sepolcro che si ha fatto intra la cappella de
s(an)to Petro de questo sacro regio palazzo…” di Palermo.
Ammalatosi, fece testamento il 15 settembre 1581 e morì pochi
giorni dopo. Nel testamento, Veneziano Sergenti dispose di essere seppellito
nella chiesa maggiore di Palermo, lasciando erede universale il figlio
Guglielmo e la figlia Alessandra con un lascito di 30 onze. Rimase incompleto un
quadro in olio raffigurante Santa Maria delle Grazie e gli era stato
commissionato dai rettori della confraternita di S. Maria dell’Olio di Bivona, segno che l’artista non aveva
interrotto i rapporti con la comunità bivonese.
Concludiamo aggiungendo che il figlio Gugliemo
Sergenti, divenuto maggiorenne, definì la contabilità con lo zio materno tutore
e seguì le orme del padre come pittore. Nel ventennio successivo abbiamo
notizie di suoi lavori al Alcamo, Chiusa, Corleone, nel trapanese e a Tusa.